LA GARA DI ASCOLT0

La Gara di Ascolto è un metagioco che ha come obiettivo quello di favorire una presa di coscienza sulle modalità dell’ascolto.

L’insegnante, come prima cosa, cercherà di individuare delle variabili di ascolto: per esempio, l’orientamento della vista e dell’udito, il riconoscimento delle parole (in particolare quelle di uso scientifico o non comune), la comprensione delle frasi o di un discorso ecc., e tradurrà queste variabili in operazioni sensoriali, motorie o mentali. Per esempio, potrebbe individuare le seguenti operazioni:

focalizzare lo sguardo su chi sta parlando

ripetere letteralmente le ultime parole ascoltate

individuare una parola non comune ascoltata

spiegare il significato di una certa parola ascoltata

ripetere con proprie parole il senso del discorso ascoltato

associare un’esperienza o un ricordo al discorso ascoltato.

Dividerà poi la classe in due squadre e darà un “punto di ascolto” alla squadra dell’alunno che, interpellato di volta in volta dall’insegnante, sarà in grado di compiere l’operazione richiesta. Mentre l’insegnante spiega, dovrà fermarsi parecchie volte per porre delle domande agli allievi in merito ai comportamenti in gioco e assegnare i punteggi. In questo modo perderà sì del tempo, ma otterrà, in compenso, una grande attenzione.

L’insegnante dovrà cominciare il metagioco con una sola operazione e aggiungere gradualmente le altre. Per esempio, dopo aver diviso la classe in due squadre e spiegato che si farà una gara, potrebbe scrivere alla lavagna:

FOCALIZZARE LO SGUARDO SU CHI STA PARLANDO

e dire: «Chi riesce a fare quello che c’è scritto sulla lavagna, fa guadagnare punti alla propria squadra. Incominciamo subito». Quindi inizia una spiegazione su un certo argomento scelto precedentemente, muovendosi per l’aula; dopo qualche minuto si ferma e dice: «...bene, in questo momento il mio sguardo è posto su Anna, siccome anche lei mi sta guardando, do un punto alla sua squadra». Dopo qualche interruzione per dare altri punteggi alle due squadre su questa variabile, l’insegnante può avvicinarsi alla lavagna e scrivere la seconda operazione sotto la prima:

RIPETERE LETTERALMENTE LE ULTIME PAROLE ASCOLTATE

Quindi riprende la spiegazione. Dopo qualche minuto chiede a Mario della squadra “A”: «Mario, se riesci a ripetere esattamente le ultime tre parole che ho detto prima di interrompermi, fai guadagnare un punto alla tua squadra». L’insegnante darà a entrambe le squadre uguali opportunità e comunque per tutta la gara sarà attento a non favorire nessuno.

Quando queste prime due operazioni sono intese correttamente da tutti si può aggiungere la terza e così via. Le operazioni successive possono essere quelle decise prima di cominciare, ma anche trovate sul momento per adattarle alle difficoltà di ascolto presenti nella classe.

A ogni interruzione l’insegnante può assegnare punti prendendo in causa le variabili che ritiene più opportune tra quelle segnate sulla lavagna, che devono essere comunque tutte attive. Poiché gli allievi non sanno su quale variabile saranno interrogati devono tener presente più variabili contemporaneamente e questo lavoro attirerà alquanto la loro attenzione.

Per quanto riguarda il punteggio, se fosse necessario penalizzare una squadra, sarà opportuno dare dei punti alla squadra rivale, seguendo un principio generale del metagioco che è quello di non togliere mai dei punti.

Come si può intuire da questi pochi cenni alla Gara di ascolto, il metagioco è un’esperienza che presenta molti aspetti motivanti per gli allievi. È indubbio che i ragazzi siano attratti dal fattore “gara”. In effetti, la situazione di gara a gruppi soddisfa contemporaneamente il bisogno di competere, di appartenere e di partecipare: tre bisogni fondamentali. Far guadagnare punti alla propria squadra va incontro al bisogno di dare, mentre l’incremento del punteggio, dovuto all’apporto del compagno di squadra, va incontro al bisogno di ricevere.

Il metagioco, inoltre, sollecita una maggiore interazione interiore con quanto detto dall’insegnante, creando le premesse per soddisfare il bisogno di capire e di comprendere. Se poi l’argomento della spiegazione si rivelerà interessante, avremo un’ulteriore attrattiva legata alla soddisfazione della curiosità e al bisogno di conoscere, che gradualmente potrebbe prevalere sulle altre.

Il metagioco si presenta come un sistema a feedback, dove l’insegnante indirizza e verifica continuamente l’ascolto degli allievi, scegliendo opportunamente l’operazione su cui assegnare il punteggio. Di fatto, si produce un’interazione costante fra l’adulto che conduce il lavoro e il gruppo-classe; per questa ragione si presta a essere usato al fine di aumentare il livello di attenzione e alzare la motivazione.

Il metagioco è solo uno strumento di cui si può dotare l’insegnante per far partecipare più attivamente gli alunni. Se si considera importante progettare le unità didattiche tenendo conto dell’attenzione degli allievi, è necessario pensare non solo ai contenuti, ma anche a stimolare un’opportuna interazione, sia con l’oggetto dell’apprendimento sia con gli altri.

Infatti, più l’allievo interagisce con i compagni, più aumenta il suo desiderio di partecipare alla vita di classe; più interagisce con l’oggetto dell’apprendimento più aumenta il desiderio di imparare.