Spostare l’attenzione al campo dei sentimenti

Si può “fare scuola” a un livello di consapevolezza diverso dal solito. 

Trasferiamoci in una classe elementare. In questo momento l’insegnante sta riprendendo un allievo che, durante la lezione, scherza con un compagno. L’insegnante sa, perché lo ha letto, che spostare attenzione al campo dei sentimenti lo aiuterebbe a padroneggiare meglio la relazione con l’altro; si tratta ora di applicare questo concetto alla situazione contingente.

L’insegnante potrebbe applicare il metodo di chiedersi, proprio nel momento in cui sta per sgridare l’allievo, che sentimento prova nei suoi confronti. Così facendo potrebbe accorgersi di provare un sentimento di fastidio misto ad antipatia. La consapevolezza di questo sentimento diventa una chiave di lettura per comprendere sia le proprie reazioni, sia quelle dell’allievo. Forse l’allievo, dopo poco, riprenderà a disturbare e sarà disposto ad ascoltare l’insegnante meno di prima: i sentimenti negativi che l’insegnante prova, anche se inconsapevolmente, passano nella comunicazione e allarmano l’allievo, che ha così un ulteriore motivo per aumentare le distanze dall’insegnante mettendo l’attenzione altrove.

Quando l’insegnante apre la porta che consente di accedere alla consapevolezza dei propri sentimenti, buoni o ‘cattivi’ che siano, è in grado di vedere un aspetto rilevante della relazione e i suoi comportamenti abituali possono realmente cambiare. Questa nuova percezione d’insieme, più completa, è già di per sé un cambiamento significativo.

Qualsiasi insegnante, volendo, è capace di spostare l’attenzione ai sentimenti che prova mentre sta interagendo con un determinato allievo o con il gruppo-classe, anche se fino a quel momento non ha mai compiuto questa operazione volontariamente. L’insegnante che comincia questo lavoro di consapevolezza, inizialmente potrebbe avere delle difficoltà a mettere a fuoco i sentimenti più sfumati, ma gradualmente imparerà a farlo sempre meglio. Con la pratica potrebbe accorgersi di provare sentimenti anche intensi verso i propri alunni e che, volendo, i sentimenti provati possano essere messi facilmente in relazione con i comportamenti degli allievi.

Lo spostamento dell’attenzione ai propri sentimenti si può fare con un semplice atto di volontà, anche se a volte può suscitare delle resistenze. In qualche occasione può creare disagio e reazioni del tipo: «Io non faccio lo psicologo...», come a dire che i sentimenti non hanno nulla a che fare con la professione di insegnante. In qualche altra occasione può nascere una vera e propria paura di intrusione, espressa da frasi del tipo: «Non voglio essere psicanalizzato» oppure: «Parlare di sentimenti... è intrusivo nei miei confronti... cosa c’entrano i miei sentimenti con il mio lavoro?»

L’insegnante è innanzitutto una persona e, quando si mette in rapporto con i suoi allievi, non può lasciare fuori i suoi sentimenti e fare entrare in classe solo un particolare programma didattico. Che piaccia o no, anche i sentimenti entrano in classe con tutto il resto della persona; e, vista l’importanza che hanno nelle relazioni umane, tenerne conto è una condizione basilare per sapersi gestire la relazione con l’allievo e con il gruppo-classe.