La classe come micro-comunità e il sentimento di appartenenza

Nei testi di psicosociologia si considera come piccolo gruppo un insieme di persone intorno al numero di dodici, per cui una classe, che in media conta un numero doppio di persone, può essere considerata come una piccola comunità. Che cosa vuol dire sentirsi appartenere a questa piccola comunità?

Vuol dire sentire che il gruppo-classe ti sostiene, ti viene incontro e ti aiuta a essere te stesso. Questo sviluppa un buon sentimento nei confronti della tua micro-comunità, perché ti dà modo di esprimerti al meglio, potenziando le tue possibilità. E il processo diventa virtuoso. Quando non c’è il sentimento d’appartenere succede invece che ti senti valutato, messo alla prova e giudicato. In questo caso la comunità è percepita come non rassicurante e in certi casi di rifiuto o esclusione anche in maniera persecutoria: “Mi devo proteggere perché la comunità può ferirmi e farmi star male”.

Il fatto è che il senso di appartenenza non si sviluppa per caso, ma richiede condizioni speciali affinché si realizzi. Gli esseri umani per star bene hanno bisogno di appartenere, ma spesso non se ne rendono conto, quindi per prima cosa è necessario comprendere che lo stare bene è legato intimamente al sentimento di appartenenza; questo vale, ovviamente, anche per l’insegnante che ha bisogno di sentirsi appartenere alla sua classe. Se un insegnante sente la classe distante o estranea, questo sarà un problema sia per lui, sia per i bambini. Non andrà volentieri a lavorare, la classe sarà un peso, un qualcosa da tenere sotto controllo e se la sentirà ‘contro’. Questo modello di relazione poco vitale passerà ai bambini e appesantirà il clima. Diversamente è molto educativo per i bambini osservare un insegnante che, sentendosi appartenere alla sua classe, è concentrato nel suo lavoro e in contatto con ciascuno e col gruppo.