SECONDA PARTE 5° - 8° incontro

Tema centrale: la relazione in sottogruppo

Obiettivo conoscitivo: apprendere alcune modalità relazionali efficaci all’interno di un sottogruppo di 3-4 persone, tramite l’esperienza del “giocare insieme”. Questo obiettivo viene raggiunto quando l’allievo, nelle fasi di discussione, è in grado di verbalizzare la propria esperienza nel sottogruppo in riferimento al decidere e fare insieme.

Obiettivo formativo: allenarsi a interagire con un sottogruppo in modo reciprocamente soddisfacente: l’obiettivo viene raggiunto in pratica quando è possibile, per tutti i componenti del sottogruppo, giocare insieme con soddisfazione e divertimento.

Obiettivo dinamico: cambiamento da una percezione del sottogruppo tipo “banda” (una minaccia a cui sottostare o uno strumento da manipolare), alla percezione del sottogruppo tipo “amici di gioco”: stimolante, creativo e piacevole.

Scansione del tempo in fasi

5° - 6° incontro

G. GIOCARE IN SOTTOGRUPPI - durata 15 minuti. Si chiede agli allievi di dividersi in gruppi di 3 o 4 elementi, quindi di organizzarsi e giocare insieme. Se è necessario, si può delimitare lo spazio di gioco di ciascun sotto- gruppo, oppure si può lasciare che i sottogruppi giochino in uno spazio comune.

E. DISCUSSIONE IN CERCHIO - durata 10 minuti. Scopo della discussione di gruppo guidata dall’insegnante è arrivare a intendere correttamente cosa voglia dire “giocare insieme”. Le domande-stimolo devono partire da quello che l’insegnante ha osservato nella fase di gioco appena conclusasi. Le domande dovranno essere del tipo: Quale gruppo pensa di avere giocato veramente insieme? Cosa vi fa pensare di avere giocato insieme? Abbiamo appena sentito che in questo gruppo due hanno giocato a far la lotta e il terzo ha guardato. Si può dire che abbiano giocato insieme? Quali sono le regole del gioco che avete fatto? ... Quando si discute su un sottogruppo, è bene che l’insegnante stimoli a intervenire tutti i componenti di quel sottogruppo. Devono emergere le differenze, il modo soggettivo di vivere la stessa esperienza e il fatto che questo non ha impedito, anzi stimolato, l’organizzazione e il giocare insieme. La parte e il tutto, il singolo e il sottogruppo, devono risaltare contemporaneamente. Non ha senso dare per scontato che le cose siano andate in una certa maniera dopo avere ascoltato solo una persona. Ma è necessario ascoltare anche gli altri elementi del sottogruppo. È più produttivo condurre la discussione su un solo sottogruppo, piuttosto che lasciare parlare a ruota libera. Nella discussione, per facilitare la percezione dei sottogruppi, si chiede agli allievi di sedersi vicino ai compagni con i quali hanno appena giocato. Si può procedere seguendo lo schema GE GGE GGGE... In pratica i momenti di discussione diminuiscono con il procedere del lavoro.

Nell’ultimo incontro di questa fase può essere dato ai sottogruppi, come stimolo, quello di costruire una scenetta da rappresentare poi agli altri. In questa situazione i gruppi non devono essere composti da più di 3 persone.Per rendere piacevoli le scenette e facilitare il compito agli allievi, è necessario dare delle consegne precise sia per la costruzione della trama, sia per le prove e la rappresentazione.

Per la costruzione: si dice agli allievi di inventare una scenetta dove ci sono due persone che litigano e una terza che interviene per calmarli. La scena può svolgersi in una famiglia, a scuola o all’interno di un altro am- biente conosciuto dai bambini per esperienza diretta (e non televisiva). La scena deve avere una conclusione e non deve durare più di tre minuti. Si dà agli allievi un tempo di pochi minuti per inventare la scena.

Per le prove: si divide lo spazio in tante parti quanti sono i gruppi e poi si invitano i gruppi a provare la scena, ognuno nel proprio spazio. L’inse- gnante spiega che al suo SToP solo il gruppo che lui indicherà continuerà a provare, gli altri gruppi passeranno dall’azione all’ascolto e osserveranno l’unico gruppo che lavora. Durante le prove l’insegnante permetterà, almeno due volte a ciascun gruppo, di provare la scena mentre gli altri ascoltano. Questi momenti di ascolto devono durare qualche secondo e devono servire a riscaldare il gruppo e a fare perdere il timore del pubblico.

Per la rappresentazione: si danno agli allievi alcune regole da rispettare, che hanno la funzione di aiutare l’espressione teatrale e anche quella di contenere l’emozione.

  • 1) Non mostrare le spalle al pubblico
  • 2) Non toccare l’altro durante la rappresentazione
  • 3) Aggredire l’altro solo verbalmente
  • 4) Non parlare contemporaneamente
  • 5) Prima di rispondere ascoltare la battuta del partner.

Il compito del pubblico è quello di ascoltare in silenzio il gruppo che sta lavorando, distogliendo l’attenzione dal fatto che anche loro dovran- no rappresentare la propria scenetta. Prima dell’inizio di ogni scenetta si chiede un momento di silenzio.

Questo lavoro sulle scenette è molto stimolante e, se si seguono le indicazioni date, può dare dei risultati sorprendenti per quello che riguarda la soddisfazione e il benessere relazionale dei partecipanti. Altre informazioni sulla costruzione di scenette sono date dal sottocapitolo Le scenette: un metodo per partecipare creativamente.

7° - 8° incontro

H. GIOCARE IN DUE GRUPPI - durata 20 minuti. Si divide lo spazio in due settori, poi si chiede alla classe di dividersi in due gruppi. Si assegna a ciascun gruppo un settore, quindi si chiede a ciascun sottogruppo di giocare insieme ai componenti della propria squadra, senza occuparsi dell’altra e senza uscire dallo spazio assegnato. Non si possono usare oggetti.

E. DISCUSSIONE IN CERCHIO - durata 10 minuti. Temi: oltre a quelli già accennati nelle precedenti fasi-discussione, si parlerà delle difficoltà incontrate nel mettersi d’accordo, nel far giocare tutti, e di qualsiasi altro problema possa emergere dal gruppo. Si procede con la sequenza: HE HHE HHHE...

NOTE In questa seconda parte, dedicata ai sottogruppi, bisogna rendere veloce il momento in cui ci si divide. Si può utilizzare la conta o altri metodi simili, oppure eleggere dei capigruppo che scelgano i compagni facendo attenzione a prendere come capigruppo gli allievi che normalmente vengono scelti per ultimi. In questa maniera si evita a questi allievi una frustrazione e una convalida del loro ruolo. L’insegnante può anche indicare come deve essere composto il gruppo rispetto al sesso degli allievi, per esempio dicendo: «Formate gruppi di tre elementi dove ci sia almeno un maschio e una femmina».

Quando gli allievi sono liberi di scegliere, tendono a preferire sempre gli stessi compagni e quelli dello stesso sesso. Per questa ragione solo la prima volta li si può lasciar liberi di scegliere, successivamente è bene che l’insegnante dia indicazioni affinché a ogni rimescolamento dei componenti i sottogruppi risultino composti da combinazioni di allievi sempre diverse rispetto alle precedenti.