PRIMA PARTE 1° - 4° incontro

Tema centrale: la relazione a due e discussione in cerchio

Obiettivo conoscitivo: imparare a distinguere le modalità relazionali efficaci da quelle non efficaci all’interno della relazione a due. Questo obiettivo viene raggiunto quando l’alunno è in grado di decidere e giocare insieme tenendo in considerazione le esigenze dell’altro, e di verbalizzare questo tipo di esperienza.

Obiettivo formativo: allenarsi a interagire in un modo reciproco e soddisfacente con l’altro. Questo obiettivo viene raggiunto praticamente quando l’alunno riesce a giocare divertendosi con un compagno di classe.

Obiettivo dinamico: cambiamento della percezione che il singolo ha della coppia: da una percezione della coppia “in bianco e nero” (se capito con quel compagno è “bello”, con quell’altro un “fastidio”), a una percezione della coppia “a colori” (chissà cosa succederà se gioco con quel compagno). Questo comporta un cambiamento da una disponibilità a giocare solo con compagni considerati amici o affini, verso una disponibilità a giocare con tutti; dalla tendenza a rassicurarsi nelle relazioni conosciute, al provarsi in relazioni nuove.

Scansione del tempo in fasi

Prima di iniziare va premesso agli allievi con molta enfasi che, se per un qualsiasi motivo, qualcuno si dovesse far male l’incontro verrà interrotto e si ritornerà in classe. Questa regola serve per aumentare l’autocontrollo motorio e prevenire così incidenti fisici.

A. GIOCO LIBERO - durata: 5-10 minuti. Gli allievi sono invitati a giocare liberamente. Questo momento funge da “porta d'accesso” e da riscaldamento. In questa fase l’insegnante-conduttore di gruppo osserva come giocano i ragazzini.

B. SEDUTI IN CERCHIO - durata massima 5 minuti. I ragazzini sono invitati a mettersi seduti in cerchio nel più breve tempo possibile, al centro dello spazio di gioco. L’insegnante darà dei feedback sulla forma assunta dagli allievi: per esempio dirà: «Così seduti non siete ancora in cerchio, piuttosto sembrate una palla sgonfia, oppure un uovo ecc.» Un altro tipo di feedback consiste nel fornire agli allievi informazioni sulla forma circolare: «Quando si è veramente in cerchio ogni persona può vedere tutti gli altri». Ogni intervento-feedback dell’insegnante sarà seguito da un aggiustamento da parte degli allievi. Nella ricerca della posizione che consente al gruppo nel suo insieme di assumere la forma circolare ogni allievo deve tenere in considerazione non solo la sua posizione, ma anche quella di ciascun altro e di tutto il gruppo nel suo complesso. In altri termini tutti sono stimolati a pensare in maniera relazionale. È possibile che qualcuno emerga come leader e si faccia carico di aiutare il gruppo a sistemarsi. Quando si raggiunge la forma circolare, l’insegnante passa alla fase A. Se non si riesce a raggiungere la forma circolare entro cinque minuti, l’insegnante non aspetterà oltre, ma dirà agli allievi di giocare liberamente, ritornando alla fase A. Si ripeterà più volte la sequenza di fasi A-B-A-B-A finché gli allievi non riescano a sedersi bene in cerchio in tempi brevi (massimo 30”).

C. SEDUTI IN CERCHIO IN SILENZIO - durata massima 5 minuti. Al termine di una fase di gioco libero l’insegnante dirà agli allievi di mettersi seduti in cerchio e di stare in silenzio nel più breve tempo possibile. L’insegnante è libero di dare tutti i feedback che ritiene necessari, per esempio informando gli allievi, orologio alla mano, sul tempo che passa. Anche qui non bisogna superare i cinque minuti, e può essere opportuno riproporre ai ragazzi l’esercizio dopo un’ulteriore fase di gioco libero. Per passare alla fase D bisogna che gli allievi siano riusciti a sistemarsi in cerchio e a raggiungere il silenzio in tempi brevi (massimo 30”).

D. GIOCARE A COPPIE - durata 10 minuti. L’insegnante dirà di dividersi in coppie e di giocare a due a due (se i ragazzi sono dispari un gruppo sarà formato da tre persone). Si può fare qualsiasi tipo di gioco, ma non si possono utilizzare oggetti (palle, fazzoletti...). In questa fase le coppie che si formano per ultime sono formate quasi sempre dagli allievi che tendono a essere esclusi dal gruppo, e fra questi potrebbero esserci gli allievi che più spesso entrano in un ruolo out, a meno che non si siano già scelti fra loro.

E. DISCUSSIONE IN CERCHIO - durata massima 5 minuti. L’insegnante ferma il gioco, forma il cerchio e conduce la discussione. Domande stimolo: Quali coppie sono riuscite a giocare insieme? Tu con chi eri in coppia? Che giochi avete fatto? Ti è piaciuto giocare con il tuo compagno? ...Le domande devono riguardare l’esperienza appena fatta. Scopo dell’insegnante – che non deve essere dichiarato agli allievi – è quello di fare intervenire verbalmente il maggior numero di persone. Inizialmente anche solo con un sì, ma la risposta deve essere verbale. L’insegnante non deve accontentarsi di cenni con il capo o di altri segni non verbali, ma piuttosto sollecitare gli allievi a esprimersi verbalmente, per esempio dicendo: «Questo cenno con il capo che hai fatto è un "Sì" o un "No"?» 

Inoltre deve creare spazio ai più timidi evitando che gli altri parlino loro sopra, per esempio dicendo: «La comunicazione in gruppo funziona se uno parla e gli altri ascoltano. Chi ascolta non parla, ma cerca di capire cosa vuol dire il compagno. ora sta parlando Maria. Parlare tutti insieme è facile, mentre è più difficile parlare quando il gruppo ti ascolta in silenzio. Chiedo a Maria di continuare il suo inter- vento solo quando c’è silenzio.» L’insegnante dovrà avere la pazienza di aspettare e invitare Maria a parlare solo quando c’è ascolto. Se Maria viene interrotta l’insegnante, al posto di prendere in considerazione il nuovo intervento, dice: «Maria ha ancora qualcosa da dirci, ascoltiamola... tu Maria puoi parlare solo quando c’è silenzio». L’insegnante non deve mostrare insofferenza, ma saper aspettare intelligentemente. Questo modo di fare funziona, a patto che l’insegnante dia feedback precisi: perciò interromperà Maria proprio ogni volta che qualcu- no le parla sopra e, contemporaneamente, mostrerà ascolto solo alle parole di Maria.

Dopo un po’, quando i compagni si accorgono che l’insegnante prende in considerazione solo Maria, si stancheranno di intervenire e la lasceranno parlare. Se l’insegnante non rimprovererà nessuno, alla fine otterrà il suo scopo. Invece, se non saprà aspettare e comincerà a dire a qualcuno di stare zitto, il lavoro sarà compromesso e da quel momento dovrà continuare a ripetere a questo e a quello di stare zitto, perché il gruppo assumerà come norma quella di interrompere chi sta parlando. Infatti con quel “stai zitto!” l’insegnante di fatto interrompe a sua volta chi si è inserito nel discorso, favorendo una reazione a catena. Per non perdere il ruolo di animatore-di-gruppo, indispensabile in questo lavoro, l’insegnante deve innanzitutto sapere aspettare; se ne è capace, alla fine saranno gli stessi allievi a intervenire per fare stare zitti i compagni. Quando questo succede, l’insegnante non deve sostenere questa reazione del gruppo per due motivi: perché per fare stare zitto qualcuno di fatto lo si interrompe e perché quando il gruppo rimprovera un partecipante tutta la tensione del gruppo finisce su una sola persona. Il conduttore deve evitare di appoggiare questa situazione con il proprio comportamento; anzi, se la situazione non si risolve in tempi brevi, è opportuno intervenire dicendo: «Chi dice all’altro di stare zitto, in effetti, parla anche lui! Maria, ti chiedo di parlare solo quando c’è veramente silenzio». Alla fine il gruppo capirà il messaggio e farà silenzio, è solo una questione di tempo. Raramente, solo quando il gruppo-classe presenta particolari problematiche, non viene raggiunto l’obiettivo di ascoltare seduti in cerchio e in silenzio con l’uso esclusivo di feedback non valutativi. Nella maggioranza dei casi, procedendo nel modo descritto, alla fine la nostra Maria riuscirà a terminare il suo intervento.

La procedura migliore per passare all’intervento successivo sarà quella di chiederle: «Maria vuoi dire altre cose?» Se Maria dice: «No», si dà spazio all’intervento successivo. Durante la discussione, quando un elemento di una coppia interviene, è bene che l’insegnante solleciti a intervenire anche l’altro, con oppor- tune domande, affinché si abbia una percezione più chiara della coppia come composta da due persone differenti. L’abbiamo già detto, ma è utile ripeterlo: l’insegnante-animatore non deve criticare né direttamente né indirettamente. Per esempio, la frase: «Adesso che finalmente Maria si è decisa a parlare, fate confusione!», non è un feedback, cioè non contiene solo informazioni, ma anche giu- dizi. In particolare, si veicola un giudizio negativo verso Maria del tipo: «Quella che non riesce a parlare, o che comunque dovrebbe parlare di più», ed è anche un giudizio negativo verso il gruppo: “gruppo cattivo” che impedisce a una compagna più debole di parlare. Bisogna ricordare che l’insegnante – e l’adulto in genere – a causa di una serie di motivi che non è il caso di esaminare qui, quando si rivolge agli allievi emette, per abitudine, messaggi verbali e non verbali di tipo “giudicante”, senza rendersene conto. L’insegnante-animatore-di-gruppo, per superare questa abitudine, deve mantenere un’attenzione costante al come si rapporta con gli allievi, alle parole usate, al tono di voce e ai gesti.

Come ultima cosa, bisogna considerare che gli alunni sono abituati a vedere il proprio insegnante in un certo ruolo, quindi tenderanno a comportarsi in maniera tale da mettere l’insegnante nelle condizioni di ritornare ai suoi comportamenti abituali. L’insegnante, per stabilire il nuovo ruolo, dovrà essere consapevole di questa pressione da parte del gruppo degli alunni su di lui, e dovrà essere determinato e convincente nel nuovo ruolo di animatore. Oscillare dal ruolo dell’insegnante a quello dell’animatore, creerà solo confusione.

Tenere fissi il giorno della settimana e l’orario di ciascun incontro, utilizzare un’aula diversa da quella dove si fa lezione e l’utilizzo del gioco, sono elementi che facilitano per l’insegnante l’assunzione del nuovo ruolo. Quando non si riesce ad avere un’altra aula, bisognerà ristrutturare lo spazio, mettendo tutti i banchi con sotto le relative sedie ben ordinati lungo le pareti, non solo per potersi muovere, ma anche come segno di cambiamento rispetto al lavoro normale di classe.

F. CAMBIARE COPPIA - durata 10 minuti. L’insegnante chiude la discussione dicendo agli allievi di riprendere a giocare a coppie con questa variante: quelli che hanno detto di essere riusciti a giocare insieme devono scegliere un altro compagno; quelli che hanno dichiarato di non essere riusciti a giocare con il compagno, invece, non possono cambiare coppia. L’insegnante dice a questi ultimi che potranno cambiare partner solo quando riusciranno a giocare insieme. Durante questa fase, l’insegnante osserva in modo particolare cosa fanno queste coppie e se vede che non riescono a trovare qualcosa da fare li aiuta, per esempio suggerendo loro un gioco di movimento semplice, come giocare a “prendersi”. È importante che l’inse- gnante suggerisca un gioco di movimento perché questo è il tipo di gioco più coinvolgente dal punto di vista relazionale. È molto utile che l’insegnante conosca un certo numero di giochi a due di questo tipo, in modo da stimo- lare le coppie in difficoltà. Si può procedere con una sequenza del tipo FFF E FFF E...: in pratica ogni tre scambi di coppia si fanno mettere gli allievi in cerchio e si discute.

Per quanto riguarda le successive fasi di discussione (E), oltre alle domande-stimolo già accennate in precedenza, si può chiedere: «Chi ha proposto questo gioco?» Gli allievi tendono a rispondere “Abbiamo deciso insieme”; l’insegnante dovrebbe insistere, dicendo: «A chi è venuto in mente per primo il gioco che avete fatto?» Approfondendo il discorso si potrà scoprire che in alcune coppie c’è uno che propone sempre, mentre l’altro ha un atteggiamento passivo di dipendenza. Quando le cose stanno così, l’insegnante può sottolineare il fatto dicendo: «Mi sembra di capire che tutti i giochi fatti dalla vostra coppia sono stati proposti da Carlo, è così?» Questa “sottolineatura” dell’insegnante non deve contenere commenti valutativi, ed è di per sé sufficiente a stimolare la riflessione nel gruppo, a sensibilizzare i partecipanti a una maggiore reciprocità e a lasciare spazio anche a chi è meno propositivo.

Nell’arco dei primi quattro incontri si dovrebbero esaurire tutti i possibili accoppiamenti. In questa prima parte del lavoro gli allievi si abitueranno a giocare con tutti e a percepire la reale possibilità di entrare in rapporto reciproco e soddisfacente, con ognuno dei compagni di classe.

Un’attenzione particolare deve essere data al primo incontro. In particolare, alla fine della prima sessione, l’insegnante chiederà agli allievi se vogliono continuare a lavorare con il gioco e, in quella occasione, stabilirà con gli allievi un giorno e un’ora precisi della settimana per le sessioni di lavoro seguenti. Questi accordi non devono essere cambiati per nessuna ragione, né l’insegnante deve barattare questi incontri con un buon comportamento tenuto in classe nel corso della settimana. Gli incontri programmati dovranno essere fatti rispettando precisamente il giorno e l’orario stabilito.