ATTIVITA' ESPRESSIVE E ATTIVITA' STRUMENTALI

A seconda delle finalità che si vogliono raggiungere, le attività che si propongono agli allievi possono prendere sia l’aspetto espressivo sia l’aspetto strumentale. E' importante non confondere questi due aspetti e saper adottare il metodo adeguato a ciascuno di essi.

Prendiamo per esempio l’attività di disegno. Se l’insegnante ha come obiettivo la riproduzione fedele di oggetti avrà bisogno di un metodo efficace per aumentare l’abilità del disegnare. Se l’obiettivo è invece la rappresentazione di un oggetto così come viene vissuto dall’allievo, il punto centrale sarà il mondo soggettivo dell’autore, canalizzato attraverso l’abilità strumentale realizzata fino a quel momento. In questo caso l’insegnante avrà bisogno di metodi adatti a favorire l’espressione, metodi che si differenzieranno nettamente da quelli necessari per sviluppare un'abilità.

Per aumentare l’abilità nel controllo di uno strumento, sono necessarie adeguate informazioni di ritorno (feedback) su quello che si sta facendo per poterne individuare l’uso corretto. In questo ambito il concetto di errore non solo è utile, ma è indispensabile. Il problema dell’insegnante sarà quello di fornire agli allievi un sistema per saper valutare e riconoscere gli errori. Per esempio, l’insegnante potrebbe dire agli allievi di disegnare un’automobile spiegando che il criterio di errore sarà dato dal fatto che gli allievi della classe accanto riconoscano un’autovettura nel disegno eseguito. Se un bambino facesse un rettangolo con due cerchi, i bambini dell’altra classe potrebbero dare, per esempio, i seguenti giudizi: 10 auto, 5 carro, 2 autobus. In questo caso si potrebbe chiedere al bambino di rifare il disegno in maniera tale che tutti possano riconoscervi un’automobile. Si tratta di una delle tante possibilità; la creatività dell’insegnante può essere impiegata nell’inventarsi vari tipi di feedback, per poi scegliere i più efficienti. Il meccanismo del feedback può anche essere insegnato al bambino. È opportuno che il bambino intervenga sui propri errori, e l’insegnante potrebbe individuare dei metodi per aiutare l’alunno ad assumersi questa capacità di controllo.

In un’attività strumentale l’obiettivo è quello di migliorare la competenza in una determinata abilità, e i concetti chiave sono: oggettività, feedback, errore e controllo sull’errore.

In un’attività espressiva, invece, quello che conta è il soggetto e il suo vissuto. L’espressione è il modo di comunicare la propria soggettività. Questo comunicare potrebbe risultare più o meno comprensibile, ma, in ogni caso, non dovrebbe essere criticato. Non è di alcuna utilità dire all’autore di un disegno che il suo lavoro è sbagliato, che ha fatto degli errori, che non va bene o che non è bello, o esprimere un qualsiasi altro giudizio – negativo o positivo – che suoni come oggettivo. Questo sarebbe fuori luogo, arbitrario e controproducente perché l’autore si sentirebbe svalutato e sminuito.

L’allievo che viene criticato dopo essere stato invitato a esprimersi, si sente tradito e perde la stima e la fiducia nell’insegnante.

L’intervento adeguato a questo ambito espressivo è invece un’accettazione incondizionata di base, che accolga l’espressione così com’è. In un’attività espressiva l’obiettivo è dare la possibilità alla persona di comunicare se stesso e il “proprio mondo” soggettivo e i concetti chiave sono: mondo dell’autore, impossibilità dell’errore, accettazione incondizionata.

Nel 1984 chiesi a tutti i bambini del doposcuola, di cui ero coordinatore-animatore, di scrivere delle poesie. Jonathan, un bambino di sei anni, scrisse una poesia alla mamma, deceduta improvvisamente qualche mese addietro, e poi, durante la rappresentazione di Carnevale, occasione in cui ogni gruppo presentava il proprio lavoro, la lesse davanti a 150 compagni. I bambini ascoltarono la sua vocina in un commosso silenzio fino alla fine della lettura, senza interromperlo. Sarei mai potuto intervenire per modificare il testo in un italiano più corretto, o per correggere qualche errore di ortografia?

In questo caso risulta evidente quanto un intervento del genere sarebbe stato inopportuno. ogni volta che una persona si esprime, mette in gioco se stessa; ma normalmente non è così evidente come nel caso di Jonathan.

Vista la delicatezza psicologica che comporta l’esprimersi, nelle attività che possono assumere sia l’aspetto espressivo sia l’aspetto strumentale è importante che l’insegnante crei situazioni chiare definendo prima con gli allievi qual è l’obiettivo dell’attività e, soprattutto, mantenendo un metodo coerente con questo obiettivo. Sarebbe poco produttivo, per esempio, non dare feedback sugli errori, quando si vuole migliorare la competenza in una certa abilità; mentre correggere, quando l’obiettivo è l’espressione, oltre agli effetti negativi già menzionati, crea ambiguità e confusione.

Riuscire a dare alle materie insegnate anche un aspetto espressivo, è di per sé un metodo che aumenta la conoscenza di se stessi e la conoscenza dell’altro, favorendo la crescita del gruppo.