L’allievo foglio di carta. Impadronirsi dell’arte della semplificazione

Per l’insegnante che pone alla base del proprio insegnamento il successo dell’allievo è importante trovare il modo per superare le difficoltà di apprendimento che ogni allievo può presentare all’interno del lavoro in classe.

Per intervenire in maniera efficace è importante saper vedere l’apprendimento in maniera completa, considerando il contesto relazionale in cui questo si attua come parte integrante di un processo più ampio.

Nell’apprendimento, la velocità di acquisizione è funzione del contesto affettivo. Per usare una metafora, immaginiamo due fogli di carta identici, uno appallottolato, l’altro liscio: se lasciati cadere dalla stessa altezza e nello stesso momento, benché di massa uguale e benché attratti dalla massa della terra in egual misura, non arrivano a terra insieme. Questo avviene perché l’atmosfera influisce di meno sul foglio compatto. Allo stesso modo, l’allievo-pallina-di-carta raggiungerà subito terra, ovvero si impadronirà subito dell’apprendimento proposto, perché il contesto affettivo eserciterà su di lui una influenza minima. L’allievo-foglio-di-carta, invece, raggiungerà terra molto lentamente, ovvero si impadronirà con minore velocità dell’apprendimento proposto, perché il contesto affettivo esercita su di lui una notevole influenza, essendo molto suscettibile negli affetti. In questa situazione la differenza tra le prestazioni fra due allievi non sta nelle capacità di base, ma nella loro fragilità emotiva. Naturalmente, la situazione si presenta in modo molto differente se i due fogli di carta, quello liscio e quello appallottolato, vengono lasciati cadere da un’altezza di due centimetri o dall’alto di un grattacielo: più è la distanza da coprire e più si fa sentire l’effetto della resistenza dell’aria. Similmente, maggiori sono le difficoltà insite in un determinato grado di apprendimento e più si fa sentire l’effetto del contesto affettivo sulla velocità di acquisizione.

Nell’esperimento dei gravi, un’altezza esigua minimizza le differenze di tempo con cui i due oggetti raggiungono il suolo. Analogamente, riuscire a graduare l’apprendimento in maniera tale da limitare la difficoltà presentata da ciascun ‘grado di apprendimento’ minimizza l’influenza di altre variabili, in particolare quelle emotive, con la conseguenza che più allievi otterranno contemporaneamente il successo.

Per quello che concerne la capacità degli allievi, è normale che ci siano differenze più o meno grandi fra loro; la stessa cosa vale per gli insegnanti. D’altra parte, se si prendono una ventina di fogli di carta anche di peso diverso più o meno lisci o accartocciati e li si lascia cadere da una distanza minima di qualche centimetro, tutti arriveranno a terra quasi insieme, a dispetto delle differenze di forma: se la distanza è minima, tutte le differenze sono neutralizzate. Dalle considerazioni fatte, se l’insegnante si propone di dare a tutti la possibilità di imparare, troverà molto utile adottare come metodologia di base il cambiare la gradualità con cui viene presentato un certo argomento, nel senso di renderla tale da facilitare l’apprendimento.

È vero che non è frequente trovare, neanche nei testi specializzati, gli argomenti della propria materia d’insegnamento già graduati in sequenze di apprendimenti semplici e facili per tutti gli allievi; ma d’altra parte per l’insegnante è meglio rendersi autonomo e impadronirsi dell’arte della semplificazione. Così, se fortunatamente gli capitasse di trovare, in articoli o libri, esempi dettagliati di semplificazione, potrebbe cogliere l’occasione per estrapolarne il metodo, con l’intenzione di applicarlo poi ad altri contesti.