La classe di Susetta

Nell’anno scolastico ‘95-96’ un gruppo d’insegnanti, appartenenti all’associazione CISDIG – sezione Campania (Centro Italiano Studi Dinamiche Interpersonali e di Gruppo) ha realizzato in varie scuole elementari l’intervento sulla crescita del gruppo col metodo TNE. Quello che segue è uno scritto inviatomi da un insegnante di quinta elementare che racconta l’ultimo incontro con la sua classe.

(Il maestro Giovanni Testa racconta) È l’incontro conclusivo, l’ultimo martedì (14 maggio) che scendiamo giù in palestra per l’intervento di sperimentazione col gruppo-classe VB. I bambini sono arrivati presto a scuola e li vedo sorridenti entrare in aula. Anch’io ho fatto presto, preoccupato di preparare bene il setting in palestra. E ora tutto sembra a posto: la cassetta nella video-camera, la lavagna con il gesso, il cartello con “Non disturbare” fuori dalla porta e i bidelli avvisati di vigilare. Mi sento agitato, teso. Rientro in aula. «Siamo pronti?» « Siiiii! » «No, maestro, manca Susetta!» «Oddio, come si fa ora?» Nessuno ha notizie della bambina, neanche la bidella. È strana la sua assenza. Ma l’idea di iniziare senza Susetta non sfiora nessuno; c’è invece una vera mobilitazione per recuperare la compagna. «Andiamo a casa sua, maestro!» «No, telefoniamo!» «Hai il numero di telefono?» «...Eccolo!» Si chiama. È Susetta che risponde al telefono. «No, maestro non vengo perché devo andare a fare una visita medica. Mi dispiace...» Le chiedo di passarmi la mamma. Al telefono la signora mi spiega che la bambina è prenotata per una visita alla commissione medica della USL alle 9,30. « Le avevo detto, maestro che sto facendo la pratica d’invalidità per Susetta e ora hanno convocato la bambina per la visita.» (Susetta soffre di epilessia). Spiego in poche battute alla signora l’importanza che la bambina venga a scuola e la invito a risolvere in qualche modo il problema. È una mamma stupenda. È fatta, do l’annuncio alla classe: «Susetta sarà qui a momenti!» Scoppia un grido di vittoria. L’entusiasmo si trasforma in applausi e abbracci quando Susetta appare sull’uscio accompagnata dalla mamma. La bambina è sorpresa e con lei la mamma: non aveva mai ricevuto tante attenzioni da tutto il gruppo. «Maestro, ora possiamo scendere?» «Sì andiamo.» E via giù in palestra. I bambini corrono a formare subito il cerchio, seduti a terra. Si guardano a vicenda, si parlano sottovoce scambiandosi feedback sulle loro posizioni. C’è grande attenzione. Mi guardo attorno perché tutto sia a posto mentre sento crescere la tensione in me. Strano, scatta un flash che mi riporta al vissuto emotivo di qualche passato T-group, all’aria che si respira nell’ultima unità di lavoro. Si parte! Seduto anch’io in cerchio, rivolgo poche parole al gruppo prima di dare le consegne finali. Ricordo che affrontiamo l’ultimo incontro, un incontro perciò importante e che richiederà di mettercela proprio tutta. «Oggi si lavorerà in gruppo tutti insieme.» Si esulta. «Finalmente!» Grida qualcuno. E insieme, spiego, dovranno fare il maggior numero di giochi possibili, guadagnandosi un punteggio per arrivare a battere il record stabilito da un’altra classe: 2200 punti. Sono “gasati”. E anch’io lo sono, mentre la tensione ormai si è sciolta. Per un attimo ripenso al lavoro fin qui svolto, alle diverse fasi dell’intervento iniziato nel novembre scorso. Sento tutto il peso, la fatica, la stanchezza per un percorso dove i momenti di crisi, di difficoltà anche forte, non sono certo mancati. E ricordo le lunghe telefonate a Settimo, in preda ai dubbi e allo sconforto, perché si stava proprio tanto male nel gruppo. Ora mi rendo conto che il gruppo, e io con loro, abbiamo attraversato l’inverno, quello duro che fa venire i geloni alle mani. Provo anche quella strana ma piacevole sensazione di liberazione. È quasi finito! L’ultimo incontro si svolge in un crescendo di sensazioni, attraverso i vari momenti dove il gruppo si rende visibile, forte e bello... Allora ripenso all’inverno, ora che è scoppiata la primavera! È primavera sui volti dei bambini, nei loro occhi, nei loro sorrisi, nei loro giochi. Che gioia vederli (e vedermi?!) E dopo un’ora, stanchi, sudati e contenti esultavano per l’obiettivo raggiunto: 4400 punti. Evviva!! Sono contentissimo. Per l’ultima volta seduti in cerchio, è ancora un crescendo di emozioni! Proviamo a verbalizzare il nostro sentire, e io insieme a loro. Tanti sono i feedback che il gruppo raccoglie, tanti quelli che si regalano, tanti quelli che mi regalano. Ormai sono bravissimi, stupendi, per come riescono a restare legati al “qui e ora” e a far correre le loro emozioni. Sempre più sento il sapore di un T-group, di quello vissuto pienamente, dove alla fine se ne esce contenti, perché si è dato e ricevuto tanto nello spendersi. E mi domando come si sente anche un trainer dopo un T-group finito bene! Mi sento pieno, contento, gli occhi lucidi... felice! Si può veramente stare così bene (oltre che tanto male) con i bambini a scuola!? Mentre stiamo ancora seduti a regalarci “carezze” (penso di essere arrivato a cento) inizio a scorgere la tristezza sui volti e nelle parole dei bambini. La tristezza per una separazione che stava avvenendo. Ed è ancora un flash con gli addii finali del T-group. Tra qualche minuto saremo risaliti in aula, ancora insieme, eppure stiamo vivendo la nostra separazione. Gli ultimi minuti sono intensissimi. Li abbraccio tutti. Poi un grido forte, spontaneo e via su di corsa. In aula non c’è tempo per pensare, ma ho la sensazione che tante cose siano successe e d’un tratto mi accorgo che siamo tutti un po’ cambiati...